26 febbraio 2006

Le signore

Il sindaco di Londra Ken Livingstone è stato sospeso per un mese. Aveva dato del kapò al giornalista ebreo Oliver Finegold che all'uscita da una manifestazione pubblica gli aveva semplicemente chiesto come fosse andata la serata. Noi italiani tracciamo sempre il solco. Nel luglio 2003 all'inaugurazione del nostro semestre alla presidenza dell'Unione europea, Silvio Berlusconi dette del kapò al deputato tedesco Martin Schultz che lo aveva pubblicamente interrogato sui suoi problemi giudiziari e sul conflitto d'interessi. Schultz si ribellò e fu accusato dal Cavaliere di non aver compreso una «battuta ironica». La moglie di Berlusconi, sorpresa a teatro ed intervistata da Anna Benedettini di «Repubblica», ha confidato un pensiero che rimanda all'episodio di ormai tre anni fa: anche nella politica c'è «qualcosa di comico», aggiungendo di essere contro ogni censura. Della quale lei stessa fu vittima da parte delle reti televisive del consorte quando riproposero un film di Dario Argento, «Tenebre» (1983), in cui lei aveva recitato. Lo stesso Argento precisò che in tv fu cancellata la scena in cui la signora Lario urlava dopo il taglio di una mano.

La signora Lario (al secolo Miriam Bertolini, ex attrice conosciuta da Berlusconi a teatro nel 1980 mentre recitava non troppo vestita ne «Il magnifico cornuto» con Enrico Maria Salerno), dimostra una pacatezza che ci suggerisce un'ipotesi. Nel caso in cui il suo consorte a conclusione delle operazioni elettorali risultasse vincitore ma faticasse a formare un governo, potrebbe scendere in campo lei stessa, incontrarsi con la signora Flavia Franzoni in Prodi e dare inizio ad un giro di consultazioni informali, per formare un innovativo «governo delle donne».

Potrebbe a tale scopo anche leggere l’intervista concessa all’«Espresso» (23 febbraio) da Tina Anselmi, che presiedette la Commissione sulla loggia P2, le cui tessere 1.816 e 2.232 appartenevano a Berlusconi Silvio e Cicchitto Fabrizio. Nella loggia «c’era buona parte di quelli che contavano, uno spaccato tremendo del Paese. Ho avuto pressioni, minacce, denunce, sette chili di tritolo davanti a casa». Pertini e papa Wojtyla la incoraggiarono. Nel 1992 Forlani cercò di non farla rieleggere, riuscendoci. Ha telefonato a Prodi, consigliandogli meno sorrisi e meno sicurezza. Onorevole Anselmi, chiami pure Miriam Bertolini in Berlusconi. Forse alcune signore a palazzo Chigi potrebbero rendere la politica meno comica.

25 febbraio 2006

Guido Nozzoli e Igor Man

Sullo «Specchio» di sabato 25 febbraio 2006, richiamandosi ad un articolo di Igor Man, una lettera di Franco Di Jorgi afferma: «Nell'articolo ci sono tre righe per me indimenticabili, quando il ricordo tocca Guido Nozzoli. Un amico che ho avuto la fortuna di avere accanto, quotidianamente, per vent'anni. Che dire, credo solo che di uomini così non ne nascano più. Farà piacere, penso, ad Igor Man sapere che, da Guido Nozzoli, ho spesso sentito parole di stima e apprezzamento nei suoi confronti».
Si veda anche il commento al precedente post.

19 febbraio 2006

Calderoli


Di recente nel fiume Po sono state trovate abbondanti quantità di metaboliti della cocaina. Quando in Lombardia o nel Veneto celebrano il dio omonimo con ampolle d’acqua ostentate al pubblico, forse certuni ne bevono un po’ confidando in inesistenti virtù terapeutiche, e s’intontiscono con le sostanze tossiche presenti nel liquido venerato. Certi fenomeni politici potrebbero avere una spiegazione scientifica. Basterebbe fare ricorso all’acqua minerale imbottigliata in alta montagna, per vedere se le cose migliorano. La prima cavia potrebbe essere il ministro appena dimissionato, quel Roberto Calderoli a cui la laurea in Chirurgia maxillo-facciale dovrebbe fornire salde cognizioni al riguardo. Suo malgrado e grazie alla robusta sopportazione dimostrata dai colleghi per via del ricatto elettorale, Calderoli è stato l’ultimo nella serie dei personaggi cosiddetti impresentabili saliti alla ribalta in vista della prossima consultazione del 9 aprile.

Si era cominciato in sordina con il rifiuto del principino di Casa Savoia da parte dei repubblicani di Destra (come per gli svincoli stradali anch’essi hanno un’uscita a Sinistra). L’idea che Emanuele Filiberto potesse essere inserito in una lista elettorale è una di quelle che da sole mostrano la potenza delle fantasie quando sono prive di sentimento della storia. Nulla vieta in senso stretto (ovvero di fronte alla legge) che egli possa contribuire alla rinascita od alla rovina dell’Italia seguendo l’illustre esempio dell’avo Vittorio Emanuele III. Il buon senso di P. F. Casini («Stavamo scherzando») consente di ritenere ridicola ogni ipotesi al proposito non per questioni di principio, ma proprio in relazione al soggetto, più adatto alle dispute sul campionato di Calcio, anche se il Cavaliere ritiene la sua esperienza da presidente del Milan campione d’Europa come una garanzia di successo politico che non possono vantare altri leader, alleati o dell’opposizione non fa differenza.

Dopo erano venuti due esponenti di estrema Destra, uno dei quali dovrebbe aver diritto di parola per i cinque anni di carcere subìti a causa di un pentito che lo accusava di delitti mai commessi. L’altro meriterebbe ascolto per aver nove figli da mantenere, invocando la regola che Leo Longanesi diceva inscritta nel tricolore: «Tengo famiglia». Alessandra Mussolini li ha abbandonati al loro destino, in compenso è stata baciata da Berlusconi. Il principe Savoia è rimasto ranocchio.

12 febbraio 2006

Cigni

Gelo al Quirinale, si è sentito dire. Però si sono sciolte le Camere. Forse per surriscaldamento. Firmato il decreto da parte di Ciampi, è scattata immediatamente la «par condicio» televisiva. L’ha dovuto spiegare lo stesso capo dello Stato al popolo ed anche al capo del Governo. Il quale pretendeva altri tre giorni per soddisfare le richieste dei fan che ne reclamavano la presenza al meteo ed al listino di Borsa. D’accordo con Ciampi si è mostrato il ministro degli Interni Pisanu, il quale aveva già dovuto frenare gli entusiasmi del Cavaliere a proposito della repressione di eventuali contestazioni alle Olimpiadi. Abbiamo cannoni e missili ad alzo zero per sparare contro i disobbedienti, ha pensato Berlusconi quando con insolita modestia ha messo davanti a sé soltanto Napoleone. Il mondo è pieno di barzellette su persone disturbate che si credono Bonaparte, con una mano sul petto, un mignolo nell’orecchio ed uno scolapasta in testa. Non è fortunatamente il caso italiano.

Preoccupa la regressione nel tempo. Prima i modelli erano De Gasperi e Sturzo, adesso Napoleone. E domani? Gli scaffali della biblioteca di Arcore sono pieni di libri di Storia, i quali sono affollati di personaggi. Pisanu per cortesia intervenga: ci sta bene anche un paragone con Giulio Cesare od Augusto, ma se saltassero fuori Cleopatra o Giovanna d’Arco come metteremmo la faccenda?

Non ci facciamo mancare nulla. Sono arrivati anche i cigni reali a morire nel Mezzogiorno. La Lega pensa a complicità mafiose od a trame mediorientali. Il ministro Calderoli è stato preso da sconforto campanilistico: «Non ci sono più i cigni di una volta, quelli che morivano danzando alla Scala di Milano in serate eleganti di schietta mondanità padana». Anche noi li ricordiamo: Galina Ulanova era una delle più celebri ballerine che interpretassero l’opera di Camille Saint-Saëns rappresentata per la prima volta a San Pietroburgo nel 1905. Calderoli resta atterrito dall’idea che senza la Lega la gente si divertisse a vedere una donna interpretare un cigno. Invece Emilio Fede vede in tutto ciò la solita manovra comunista. San Pietroburgo non per nulla fu ribattezzata Leningrado. Quindi pure i cigni artistici dei balletti e quelli reali caduti sulle nostre terre ben rappresentano il pericolo del comunismo e dei suoi attacchi all’Occidente. Anche Bertinotti, ha scritto un quotidiano vicino alla famiglia del Cavaliere, è un cigno avvelenato travestito da colomba.

05 febbraio 2006

Compagni

Sbaglia chi crede che la campagna elettorale di Silvio Berlusconi sia condotta all’insegna delle battute di spirito. Il Cavaliere non improvvisa raccontando barzellette. Alterna frasi di scherzo e di scherno ad accuse precise contro l’opposizione. Se poi alle accuse non corrispondono né verità giudiziarie né riscontri di fatto, è un problema che interessa una minoranza di persone informate ma senza alcuna influenza statistica. Dietro il capo del governo c’è un agguerrito gruppo di “archivisti” che spesso hanno conoscenza diretta delle cose di cui parlano perché provengono dalla parte che ora denigrano. I comunisti passati sulle rive berlusconiane applicano nella loro devozione al capo lo spirito di quelle ferree comunità monastiche che erano le sezioni comuniste a cui appartenevano, e che in base al principio della «vigilanza democratica» controllavano tutti.
Hanno cambiato casacca ma non la mentalità, essendo la testa qualcosa di diverso da una lampadina che si svita e sostituisce con poca fatica. Quando il Cavaliere parla della pericolosità del comunismo, siamo d’accordo con lui, perché ne leggiamo i segnali sul suo modo d’agire, nell’affanno con cui da purificatore invasato mette sotto accusa chi non la pensa come lui. Ma il problema è un altro: i suoi monologhi non avvengono alle fiere di paese, bensì nel corso di una campagna elettorale. Per la quale lui manda a memoria i rapporti che gli preparano i collaboratori, e che recita con un’abilità che nessun altro uomo politico attuale possiede, incarnando il principio che non conta quello che si dice ma come si dice, tanto c’è gente pronta a bersi tutto anche il proprio cervello (in ogni partito).
L’opposizione è caduta nel tranello di Berlusconi. S’è fatta ipnotizzare da lui. Fassino lo paragona al Tecoppa del teatro meneghino, che condannato diceva al giudice: «Non sono d’accordo». La definizione non passerà alla storia. Prodi chiamato in causa dal premier («Andrò in tivù anche con una poltrona vuota a fianco»), risponde con una battuta infelice: «Ci salga sulla poltrona, forse acquisterà una statura normale». Di questo passo scenderanno anche loro verso gli abissi goliardici degli accenni fisiologici sbandierati come severe massime filosofiche. Berlusconi ha promesso castità sino alle urne, commovendo l’amico Putin che gli ha telefonato apposta. Intanto la Russia ci taglia il gas, né Silvio né Vladimiro ne hanno parlato. A loro che cosa gliene frega?

02 febbraio 2006

Cristiani sulla Linea Gotica

E’ uscito il volume Questa è la mia gente. Cristiani sulla Linea Gotica, edizioni «il Ponte», Rimini, a cura di don Giovanni Tonelli.

Il libro contiene tre contributi di Antonio Montanari:
«Rino Molari, fucilato a Fossoli» (pp. 110-119),
«L’arresto di Giuseppe Babbi» (pp. 142-145) e
«Il Vescovo Scozzoli aiuta gli Ebrei» (pp. 156-157).

Nei «Ringraziamenti» finali, don Giovanni Tonelli scrive tra l’altro:
«Grazie ad Antonio Montanari, che mi ha affiancato permettendo, con i suoi consigli, le correzioni, il suo impegno generoso e gratuito, l’uscita di questo volume».