Calderoli
Di recente nel fiume Po sono state trovate abbondanti quantità di metaboliti della cocaina. Quando in Lombardia o nel Veneto celebrano il dio omonimo con ampolle d’acqua ostentate al pubblico, forse certuni ne bevono un po’ confidando in inesistenti virtù terapeutiche, e s’intontiscono con le sostanze tossiche presenti nel liquido venerato. Certi fenomeni politici potrebbero avere una spiegazione scientifica. Basterebbe fare ricorso all’acqua minerale imbottigliata in alta montagna, per vedere se le cose migliorano. La prima cavia potrebbe essere il ministro appena dimissionato, quel Roberto Calderoli a cui la laurea in Chirurgia maxillo-facciale dovrebbe fornire salde cognizioni al riguardo. Suo malgrado e grazie alla robusta sopportazione dimostrata dai colleghi per via del ricatto elettorale, Calderoli è stato l’ultimo nella serie dei personaggi cosiddetti impresentabili saliti alla ribalta in vista della prossima consultazione del 9 aprile.
Si era cominciato in sordina con il rifiuto del principino di Casa Savoia da parte dei repubblicani di Destra (come per gli svincoli stradali anch’essi hanno un’uscita a Sinistra). L’idea che Emanuele Filiberto potesse essere inserito in una lista elettorale è una di quelle che da sole mostrano la potenza delle fantasie quando sono prive di sentimento della storia. Nulla vieta in senso stretto (ovvero di fronte alla legge) che egli possa contribuire alla rinascita od alla rovina dell’Italia seguendo l’illustre esempio dell’avo Vittorio Emanuele III. Il buon senso di P. F. Casini («Stavamo scherzando») consente di ritenere ridicola ogni ipotesi al proposito non per questioni di principio, ma proprio in relazione al soggetto, più adatto alle dispute sul campionato di Calcio, anche se il Cavaliere ritiene la sua esperienza da presidente del Milan campione d’Europa come una garanzia di successo politico che non possono vantare altri leader, alleati o dell’opposizione non fa differenza.
Dopo erano venuti due esponenti di estrema Destra, uno dei quali dovrebbe aver diritto di parola per i cinque anni di carcere subìti a causa di un pentito che lo accusava di delitti mai commessi. L’altro meriterebbe ascolto per aver nove figli da mantenere, invocando la regola che Leo Longanesi diceva inscritta nel tricolore: «Tengo famiglia». Alessandra Mussolini li ha abbandonati al loro destino, in compenso è stata baciata da Berlusconi. Il principe Savoia è rimasto ranocchio.
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