18 ottobre 2009

Riformisti

Polito: "Clima da guerra civile". Ed Alfano accusa di "guerra preventiva" i magistrati



L'Italia vive in un clima da guerra civile, secondo Antonio Polito, direttore del "Riformista", intervistato stamani dal "GR3".

Ieri al suo giornale (a Roma) è arrivato un proclama che minaccia di morte Berlusconi, Fini e Bossi.
La firma rimanda a vecchie sigle del terrorismo italiano conosciuto negli "anni di piombo", ed è delle "Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente". La lettera è partita da Milano l'8 ottobre.

Il giorno 15 ottobre il "CorSera" ha intervistato Giampaolo Pansa, meritorio analista dei drammi politici del dopoguerra. Pansa è uscito dalla squadra di "Repubblica" per collaborare allo stesso "Riformista" ed a "Libero". Che (se non andiamo errati) è alla destra del quotidiano di Polito.

Pansa ha fatto una dichiarazione allarmante: il clima dei nostri giorni è lo stesso dell'inizio degli anni Settanta, quando cominciò a diffondersi la pratica terroristica che portò anche all'uccisione di Aldo Moro, simbolo dell'apertura democristiana a sinistra, malvista dagli Usa. (Moro era stato accusato da Kissinger di preparare "spaghetti in salsa cilena".)

Oggi gli Usa, come ha dimostrato Edward Luttwak in un'intervista a "Ballarò", non sono più tanto amici di Berlusconi. Perché si è schierato con Putin sulla Georgia e soprattutto ha fatto quell'accordo fra Eni e Gazprom, considerato un'operazione che rimette in gioco la Russia.

Un vecchio amico di Berlusconi, Paolo Guzzanti, ex presidente della commissione Mitrokhin, di recente "ha riferito di certe sue conversazioni private con l'ambasciatore americano", il quale non le ha smentite (fonte: Aldo Giannulli, "l'Unità", 16.10.2009).

Giannulli a proposito del rapporto Usa-Berlusconi osserva: "Ora si fa sul serio".
Non per nulla, verrebbe da aggiungere, ieri è arrivata quella strana lettera minatoria al "Riformista" dove scrive Pansa. Il quale sente "aria di anni Settanta", perché come allora ci sono "due blocchi che si odiano".

Le cose degli anni Settanta videro morire di terrorismo anche uomini come Guido Rossa, operaio antibrigatista.
Oggi il presidente del Consiglio demonizza l'opposizione, anzi cerca di ridicolizzarla al grido isterico di "coglioni".

Luciano Violante accusa Berlusconi per il "mancato riconoscimento degli avversari", osservando che la minaccia di quella lettera non è credibile: "chi vuole fare un attentato non lo annuncia ai quatto venti" (fonte: Lorenzo Fuccaro, "CorSera").

Violante sostiene poi che "bisogna smetterla di cercare nemici", e che occorre prendere atto che "l'Unione sovietica è crollata" (ovvero non esistono più i comunisti di cui parla il cavaliere).
Il destinatario delle sue parole è il presidente del Consiglio, come è chiaro leggendole anche superficialmente.
Ma il titolo del "Corrierone" travisa tutto: "C'è un clima preoccupante". Un titolo ovviamente ispirato dal ricordo dell'intervista a Pansa...

Non è da "riformisti" inventarsi un clima da guerra civile. Non è da persone sagge sostenere (come fa Pansa) che addirittura "è cominciata la guerriglia tra giornali".
"Repubblica" non ha inventato nulla di quello che ha finora scritto. La questione delle "minorenni" è stata tirata fuori dalla moglie del premier, non da Scalfari.

Invece "il Giornale" di casa Berlusconi ha prodotto come atto giudiziario un documento di accusa contro Dino Boffo direttore di "Avvenire".
Si è trattato d'un falso presentato da qualche anima pia curiale, e sfruttata ai propri fini (di bassa macelleria politica) da Innominati ben nascosti dietro l'angolo.

Forse sono essi anche gli autori della lettera inviata al "Riformista", per impedire al Paese di vivere la sua dialettica politica. Resa incandescente proprio dalle uscite del premier contro la Magistratura.

E, quelle uscite, sono divenute materia di servizi filmati di "Canale 5", nei quali si accusa di "stravaganze" un cittadino che fuma in attesa che apra la bottega del suo barbiere.
Strano ma vero, quel cittadino è un giudice, quello stesso su cui Berlusconi aveva detto "Ne vedremo delle belle". Abbiamo incominciato a vederle.

Enrico Mentana al proposito ha inventato un neologismo, derivato dal nome del conduttore televisivo nel cui programma è apparso il servizio su quel magistrato: "Spero che si tratti di un episodio tanto sgangherato, anzi stravagante, anzi <brachino>, quanto isolato". Quel servizio, sostiene Mentana è "uno schiaffo su commissione" (fonte: Silvia Fumarola di "Repubblica").

Diremo dunque "giornalismo brachino" per indicare servizi fatti su commissione, per rallegrare il "padre padrone" dell'azienda ed il capo del governo (che sono la stessa cosa...)?

Merita apprezzamento Fini per aver dichiarato che su quella lettera, "delirio di un folle", non si deve aprire alcun dibattito perché sarebbe "sul nulla".
Non dimentichiamo che di armi pronte a sparare aveva di recente parlato Bossi, rivolgendosi a chi non è d'accordo con lui: "Se necessario, per fermare i romani che hanno stampato queste schede elettorali che sono una vera porcata, e non permettono di votare in semplicità e chiarezza, potremmo anche imbracciare i fucili"; poi Bossi ha pure minacciato la rivoluzione in caso di bocciatura del lodo Alfano....

Lascia interdetti invece il ministro della Giustizia Alfano. Ai magistrati contrari alla riforma della Carta costituzionale annunciata da Berlusconi, Alfrano ha risposto con parole inquietanti: "È guerra preventiva". Così non parla un ministro. Alfano non s'adegui alle suggestioni di Bossi.



[18.10.2009, anno IV, post n. 300 (1020), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]


Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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