12 febbraio 2006

Cigni

Gelo al Quirinale, si è sentito dire. Però si sono sciolte le Camere. Forse per surriscaldamento. Firmato il decreto da parte di Ciampi, è scattata immediatamente la «par condicio» televisiva. L’ha dovuto spiegare lo stesso capo dello Stato al popolo ed anche al capo del Governo. Il quale pretendeva altri tre giorni per soddisfare le richieste dei fan che ne reclamavano la presenza al meteo ed al listino di Borsa. D’accordo con Ciampi si è mostrato il ministro degli Interni Pisanu, il quale aveva già dovuto frenare gli entusiasmi del Cavaliere a proposito della repressione di eventuali contestazioni alle Olimpiadi. Abbiamo cannoni e missili ad alzo zero per sparare contro i disobbedienti, ha pensato Berlusconi quando con insolita modestia ha messo davanti a sé soltanto Napoleone. Il mondo è pieno di barzellette su persone disturbate che si credono Bonaparte, con una mano sul petto, un mignolo nell’orecchio ed uno scolapasta in testa. Non è fortunatamente il caso italiano.

Preoccupa la regressione nel tempo. Prima i modelli erano De Gasperi e Sturzo, adesso Napoleone. E domani? Gli scaffali della biblioteca di Arcore sono pieni di libri di Storia, i quali sono affollati di personaggi. Pisanu per cortesia intervenga: ci sta bene anche un paragone con Giulio Cesare od Augusto, ma se saltassero fuori Cleopatra o Giovanna d’Arco come metteremmo la faccenda?

Non ci facciamo mancare nulla. Sono arrivati anche i cigni reali a morire nel Mezzogiorno. La Lega pensa a complicità mafiose od a trame mediorientali. Il ministro Calderoli è stato preso da sconforto campanilistico: «Non ci sono più i cigni di una volta, quelli che morivano danzando alla Scala di Milano in serate eleganti di schietta mondanità padana». Anche noi li ricordiamo: Galina Ulanova era una delle più celebri ballerine che interpretassero l’opera di Camille Saint-Saëns rappresentata per la prima volta a San Pietroburgo nel 1905. Calderoli resta atterrito dall’idea che senza la Lega la gente si divertisse a vedere una donna interpretare un cigno. Invece Emilio Fede vede in tutto ciò la solita manovra comunista. San Pietroburgo non per nulla fu ribattezzata Leningrado. Quindi pure i cigni artistici dei balletti e quelli reali caduti sulle nostre terre ben rappresentano il pericolo del comunismo e dei suoi attacchi all’Occidente. Anche Bertinotti, ha scritto un quotidiano vicino alla famiglia del Cavaliere, è un cigno avvelenato travestito da colomba.