Poteri forti
Ha scritto Enzo Biagi: «È possibile che ogni volta che in Italia si scopre una pentola non ci sia mai un brodo buono?». E Lietta Tornabuoni: «Già, ma il calcio non è solo». E poi: «Questa corruzione di massa, allargata e quotidiana sarà più difficile da correggere o da abolire di leggi già vecchie: ma è la cosa più necessaria». Non mancano le sfumature originali: il signor Luciano Moggi garantisce che non esiste nessuna cupola nel gioco del calcio, e che per vincere gli scudetti lui ha dovuto difendersi dai «poteri forti».
La formula dei «poteri forti» funziona sempre. Noi da poveri illusi abbiamo sempre ritenuto che fra essi andasse collocata anche la famiglia Agnelli che è di casa nella Juventus. Evidentemente ci siamo sbagliati. Ma per favore, signori della Corte e dalle lunghe vedute, spiegatevi meglio. Pubblicate infine una mappa di questi «poteri forti», mettete una segnaletica stradale, indicateli sotto le testate dei quotidiani. Da mesi, per ogni affare giudiziario che emerge dalle cronache, si ascolta l'autodifesa che non sappiamo se ingenua o se arrogante: mi sono battuto contro i «poteri forti», e guardate che fine mi hanno fatto fare. Un Paese democratico si basa sopra un unico forte potere, quello della Legge uguale per tutti. Ormai nelle nostre contrade quando si sentono queste parole, viene da ridere. Il nuovo capo dello Stato ha detto nel suo messaggio d'investitura che «sono purtroppo rimaste critiche le condizioni dell'amministrazione della giustizia, soprattutto sotto il profilo della durata del processo». Nella sua lunga carrellata sui mille problemi da affrontare, ha aggiunto che c'è un «primato dei valori essenziali: libertà, giustizia, solidarietà». Auguri all'Italia, presidente, che «libertà, giustizia, solidarietà» non restino le belle parole di una giornata particolare per la quale il capo del governo uscente ha suggerito ai suoi di stare composti come ad un funerale. Come inizio non c'è male considerato che il nuovo inquilino del Colle è un partenopeo legato ai gesti antijettatura. Ha detto Napolitano che occorre «individuare i temi di necessaria e possibile limpida convergenza nell'interesse generale». L'aggettivo «limpido» non è di poco conto. Temiamo che resti un brillante esercizio di retorica, come dimostra la corsa alle poltrone di governo che poi provocherà spartizioni di posti di potere niente affatto limpide o fin troppo limpide in quanto inevitabilmente evidenti.
Napolitano lo scorso luglio denunciò al Consiglio nazionale diessino che in Calabria e in Campania i governi regionali di Centro-sinistra avevano fatto la miracolosa moltiplicazione degli incarichi amministrativi ed avevano con ciò prodotto «sconcerti e critiche nell'opinione pubblica».
La formula dei «poteri forti» funziona sempre. Noi da poveri illusi abbiamo sempre ritenuto che fra essi andasse collocata anche la famiglia Agnelli che è di casa nella Juventus. Evidentemente ci siamo sbagliati. Ma per favore, signori della Corte e dalle lunghe vedute, spiegatevi meglio. Pubblicate infine una mappa di questi «poteri forti», mettete una segnaletica stradale, indicateli sotto le testate dei quotidiani. Da mesi, per ogni affare giudiziario che emerge dalle cronache, si ascolta l'autodifesa che non sappiamo se ingenua o se arrogante: mi sono battuto contro i «poteri forti», e guardate che fine mi hanno fatto fare. Un Paese democratico si basa sopra un unico forte potere, quello della Legge uguale per tutti. Ormai nelle nostre contrade quando si sentono queste parole, viene da ridere. Il nuovo capo dello Stato ha detto nel suo messaggio d'investitura che «sono purtroppo rimaste critiche le condizioni dell'amministrazione della giustizia, soprattutto sotto il profilo della durata del processo». Nella sua lunga carrellata sui mille problemi da affrontare, ha aggiunto che c'è un «primato dei valori essenziali: libertà, giustizia, solidarietà». Auguri all'Italia, presidente, che «libertà, giustizia, solidarietà» non restino le belle parole di una giornata particolare per la quale il capo del governo uscente ha suggerito ai suoi di stare composti come ad un funerale. Come inizio non c'è male considerato che il nuovo inquilino del Colle è un partenopeo legato ai gesti antijettatura. Ha detto Napolitano che occorre «individuare i temi di necessaria e possibile limpida convergenza nell'interesse generale». L'aggettivo «limpido» non è di poco conto. Temiamo che resti un brillante esercizio di retorica, come dimostra la corsa alle poltrone di governo che poi provocherà spartizioni di posti di potere niente affatto limpide o fin troppo limpide in quanto inevitabilmente evidenti.
Napolitano lo scorso luglio denunciò al Consiglio nazionale diessino che in Calabria e in Campania i governi regionali di Centro-sinistra avevano fatto la miracolosa moltiplicazione degli incarichi amministrativi ed avevano con ciò prodotto «sconcerti e critiche nell'opinione pubblica».
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