Per caso
Se uno che appare in televisione dicendosi pronto ad organizzare una festa per la liberazione del piccolo ostaggio, è considerato poi un presunto autore dell'omicidio della stessa creatura, allora ovviamente sui giornali si cerca di ragionarci sopra. Non si pensa che la televisione farebbe bene a non dare spettacolo con il dolore di ogni giorno fingendo contrizione ma mirando soltanto agli ascolti e quindi ad incassare pubblicità e ad incrementare gli utili di bilancio. No, si cerca di andare più a fondo nei segreti dell'animo umano, e si leggono righe bellissime sul tipo: nel nostro mondo «che idolatra la mediocrità» per alcuni è più facile «recitare le loro menzogne con una gelida indifferenza».
Così Bruno Ventavoli ha scritto sotto il titolo «L'arte perversa del dissimulare», ammucchiando anche richiami storici che lo hanno portato, in una successiva pagina intera sullo stesso quotidiano «La Stampa», ad affrontare un approfondimento in cui alla fine al lettore meno preparato non pareva differente il presunto omicida dei nostri giorni da qualche scrittore del passato che aveva invece affrontato il tema con intenzioni diverse da quelle che un qualsiasi assassino potrebbe assumere per guida al proprio agire. Onde suggerire che le cose sono leggermente più complesse, basterebbe aggiungere che nelle prose scientifiche del Seicento, stante la condanna di Galileo, si ricorse al «vero in maschera» (come dice il titolo di un libro di Emanuele Zinato) per evitare le censure. Oppure che esiste una «dissimulazione romanzesca», altro titolo di un fondamentale saggio di Ezio Raimondi sul romanzo di Alessandro Manzoni, dove di spiega che la parola dissimulazione in epoca barocca voleva indicare il «dire in poche parole molte cose».
Nella nostra epoca invece si dicono con molte parole poche cose, oltretutto prendendo lucciole per lanterne. In un passo del libro di Raimondi si ricorda la scena di Renzo che afferma: «La bocca l'abbiamo anche noi, sia per mangiare, sia per dire la nostra ragione». Commenta Raimondi: «Scegliere la strada dell'ironia, ha osservato qualcuno, vuol dire cercare la giustizia». L'umanità si è sempre chiesta se le era concesso di mangiare, a quanti era lecito di dir la propria ragione, e pure se la strada dell'ironia era aperta o meno, anche se non soprattutto per «cercare la giustizia». Non ricordavo più la citazione di Raimondi, l'ho ritrovata prima di mettermi al computer. Per caso, si suol dire.
Post scriptum. Anche questo post potrebbe essere un esempio di dissimulazione... politica.
Così Bruno Ventavoli ha scritto sotto il titolo «L'arte perversa del dissimulare», ammucchiando anche richiami storici che lo hanno portato, in una successiva pagina intera sullo stesso quotidiano «La Stampa», ad affrontare un approfondimento in cui alla fine al lettore meno preparato non pareva differente il presunto omicida dei nostri giorni da qualche scrittore del passato che aveva invece affrontato il tema con intenzioni diverse da quelle che un qualsiasi assassino potrebbe assumere per guida al proprio agire. Onde suggerire che le cose sono leggermente più complesse, basterebbe aggiungere che nelle prose scientifiche del Seicento, stante la condanna di Galileo, si ricorse al «vero in maschera» (come dice il titolo di un libro di Emanuele Zinato) per evitare le censure. Oppure che esiste una «dissimulazione romanzesca», altro titolo di un fondamentale saggio di Ezio Raimondi sul romanzo di Alessandro Manzoni, dove di spiega che la parola dissimulazione in epoca barocca voleva indicare il «dire in poche parole molte cose».
Nella nostra epoca invece si dicono con molte parole poche cose, oltretutto prendendo lucciole per lanterne. In un passo del libro di Raimondi si ricorda la scena di Renzo che afferma: «La bocca l'abbiamo anche noi, sia per mangiare, sia per dire la nostra ragione». Commenta Raimondi: «Scegliere la strada dell'ironia, ha osservato qualcuno, vuol dire cercare la giustizia». L'umanità si è sempre chiesta se le era concesso di mangiare, a quanti era lecito di dir la propria ragione, e pure se la strada dell'ironia era aperta o meno, anche se non soprattutto per «cercare la giustizia». Non ricordavo più la citazione di Raimondi, l'ho ritrovata prima di mettermi al computer. Per caso, si suol dire.
Post scriptum. Anche questo post potrebbe essere un esempio di dissimulazione... politica.
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