23 maggio 2006

Donne al governo

Le donne, i senator, l'ira e i furori io leggo, che furono al tempo che passò il Prodi di sopra al Colle a nominar ministri. Erano tante le signore attese per il giuramento del nuovo governo. Molte le promesse fatte, poche quelle mantenute. La questione femminile in Parlamento si è svolta in tre tempi. Prima con le quote rosa, la riserva indiana in cui salvaguardare la dignità politica dell'altra metà del cielo. Poi la certezza che era meglio concedere qualcosa piuttosto che fare conquistare alle donne una posizione istituzionalmente garantita. Infine lo scherzo: soltanto sei donne al governo, ovvero il 24% degli incarichi assegnati contro il tanto sbandierato 33. Il primo a sentirsi umiliato è stato Prodi. Si aspettava di più. Era stata sua la promessa del terzo del potere. Ha dato la colpa ai partiti: non hanno fatto proposte. D'accordo è stata Livia Turco, una delle prescelte e soprattutto fortunata perché andata ad un dicastero, quello della Salute, con portafoglio. Del quale sono invece prive le altre sue cinque colleghe.
Una notizia inedita. Era stato progettato anche il Ministero per le ministre, da affidare ad un uomo per rispettare gli equilibri del manuale Cencelli. I segretari dei partiti della coalizione si basavano sull'analogia con il ministero delle politiche della famiglia, attribuito ad una nubile, Rosy Bindi. Allo stesso modo, hanno pensato, possiamo attribuire ad un maschietto la guida delle politiche ministeriali che riguarda le femminucce. Le colleghe dei partiti per vendicarsi avevano avanzato una contro-richiesta, un ministero per i ministri maschi da affidare ad una esponente del gentil sesso. Non è piaciuta la parità costituzionale. Si è detto: le donne comandano in casa e non al governo, come la vicenda conferma.
In Gran Bretagna sono 6 le ministre sul totale di 11, in Spagna 8 su 16, in Svezia 11 su 22. La Germania ha un primo ministro, Angela Merkel, tanto forte da poter mettere una tassa sui ricchi ed aumentare l'Iva. La sua Grande coalizione era stata proposta dalla nostra Destra anche per l'Italia: adesso non piace più. Qui una signorina dotata di brio intellettuale, Barbara Berlusconi, critica le tv di famiglia scatenando un maschilismo rabbioso. Maurizio Costanzo l'ha chiamata giovinetta con la scienza infusa. Il pubblico le dà ragione: un programma con i comici degli anni 80 è fallito. Adesso i politici capiscano che non sono sorpassati soltanto i comici degli anni 80.