Facciamo finta
Filippo Andreatta osserva, sul "Corriere della Sera" di oggi, che la politica italiana sembra ignorare "quasi completamente l'incombente arrivo della crisi economica internazionale".
Finora, spiega, la recessione ha "solo sfiorato il nostro Paese, ma l'anno appena cominciato sarà invece con ogni probabilità uno dei peggiori del dopoguerra...".
Andreatta contrappone "l'ostinato ottimismo del governo" alla "latitanza dell'opposizione".
Berlusconi in agosto rifiutò la prospettiva della recessione. I fatti gli hanno dato torto, dimostrando che non basta considerarsi monarchi costituzionali per essere veri statisti.
Adesso nel suo governo assistiamo a continui contrasti dialettici e politici che non diventeranno insopportabili. E che non produrranno nessun cambiamento istituzionale.
Qualche protagonista si agita, come Fini. Il "(retro)marcia su Roma" da solo non va da nessuna parte, ormai.
Recita bene la commedia della differenza rispetto al "dominus" della situazione. Riceve qualche applauso.
E' contento. Passerà alla storia come il "sor Tentenna". Meglio che niente diranno lieti in casa sua e forse amaramente i posteri.
Il problema è l'opposizione: "presa dai suoi tormenti interni rinuncia a incalzare l'esecutivo come sarebbe suo compito istituzionale", osserva Filippo Andretta.
Questo è il vero dramma politico italiano. Il governo non incontra ostacoli. Hanno fregato Lega, Lombardia, Milano in un botto solo con l'Alitalia. A Prodi l'avrebbero inseguito con i forconi padani.
Con Berlusconi al potere, quelli del Nord si accontentano di qualche titolo di giornale. Meglio così. Ci siamo risparmiati le processioni con l'acqua del dio Po ed il tribunale popolare affascinato da qualche Borghezio e dalle sue parole in libertà.
L'intero articolo di Filippo Andreatta si legge sul sito di "Libertà e Giustizia".
Archivio Filippo Andreatta del blog. Post principali:
18 agosto 2007: Nelle pagine odierne di "Repubblica" di Bologna, Filippo Andreatta confessa tutto il suo sconforto per come stanno procedendo le cose in casa del nascituro Partito Democratico. «La mia freddezza attuale dopo l'entusiasmo dei mesi precedenti», spiega, nasce dal fatto che Ds e Margherita stanno cercando di mettere ai vertici locali soltanto uomini loro: se ci riusciranno, "quella sarà la cartina di tornasole che il test del rinnovamento è fallito".
12 gennaio 2008: Filippo Andreatta denuncia all'interno del partito che ha contribuito a far nascere, la presenza di contraddizioni provocate dalle "ambiguità con cui è venuto alla luce il Pd".
19 agosto 2008: "La Margherita si sta sfaldando di fronte alla granitica posizione dei Ds e in qualche modo oggi è già sciolta nel Pd. Mi sembra emergano due posizioni: da un lato chi china la testa di fronte ai Ds e viene unificato solo dalla sete di poltrone e di potere. E confluisce nella maggioranza del futuro Pd. Dall'altro lato c'è chi cerca ancora di mantenere una posizione autonoma".
Finora, spiega, la recessione ha "solo sfiorato il nostro Paese, ma l'anno appena cominciato sarà invece con ogni probabilità uno dei peggiori del dopoguerra...".
Andreatta contrappone "l'ostinato ottimismo del governo" alla "latitanza dell'opposizione".
Berlusconi in agosto rifiutò la prospettiva della recessione. I fatti gli hanno dato torto, dimostrando che non basta considerarsi monarchi costituzionali per essere veri statisti.
Adesso nel suo governo assistiamo a continui contrasti dialettici e politici che non diventeranno insopportabili. E che non produrranno nessun cambiamento istituzionale.
Qualche protagonista si agita, come Fini. Il "(retro)marcia su Roma" da solo non va da nessuna parte, ormai.
Recita bene la commedia della differenza rispetto al "dominus" della situazione. Riceve qualche applauso.
E' contento. Passerà alla storia come il "sor Tentenna". Meglio che niente diranno lieti in casa sua e forse amaramente i posteri.
Il problema è l'opposizione: "presa dai suoi tormenti interni rinuncia a incalzare l'esecutivo come sarebbe suo compito istituzionale", osserva Filippo Andretta.
Questo è il vero dramma politico italiano. Il governo non incontra ostacoli. Hanno fregato Lega, Lombardia, Milano in un botto solo con l'Alitalia. A Prodi l'avrebbero inseguito con i forconi padani.
Con Berlusconi al potere, quelli del Nord si accontentano di qualche titolo di giornale. Meglio così. Ci siamo risparmiati le processioni con l'acqua del dio Po ed il tribunale popolare affascinato da qualche Borghezio e dalle sue parole in libertà.
L'intero articolo di Filippo Andreatta si legge sul sito di "Libertà e Giustizia".
Archivio Filippo Andreatta del blog. Post principali:
18 agosto 2007: Nelle pagine odierne di "Repubblica" di Bologna, Filippo Andreatta confessa tutto il suo sconforto per come stanno procedendo le cose in casa del nascituro Partito Democratico. «La mia freddezza attuale dopo l'entusiasmo dei mesi precedenti», spiega, nasce dal fatto che Ds e Margherita stanno cercando di mettere ai vertici locali soltanto uomini loro: se ci riusciranno, "quella sarà la cartina di tornasole che il test del rinnovamento è fallito".
12 gennaio 2008: Filippo Andreatta denuncia all'interno del partito che ha contribuito a far nascere, la presenza di contraddizioni provocate dalle "ambiguità con cui è venuto alla luce il Pd".
19 agosto 2008: "La Margherita si sta sfaldando di fronte alla granitica posizione dei Ds e in qualche modo oggi è già sciolta nel Pd. Mi sembra emergano due posizioni: da un lato chi china la testa di fronte ai Ds e viene unificato solo dalla sete di poltrone e di potere. E confluisce nella maggioranza del futuro Pd. Dall'altro lato c'è chi cerca ancora di mantenere una posizione autonoma".
[14.01.2009, anno IV, post n. 17 (737), © by Antonio Montanari 2009]
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