Sole nero sul turismo
"Estate nera del turismo": è il titolo al servizio di due pagine sulla "Stampa" di oggi, curato da Raffaello Masci.
"La Riviera piange", scrive Maurizio Fico. Si allude alla Liguria. In Romagna, dove abito io, il pianto è un'abitudine che si tramanda nei secoli fedele, utile maschera per non pagare le tasse. Nel 1986 la rivista dell’Inps battezzava Rimini capitale italiana del "sommerso".
Oggi la parola "sommerso" non usa più. La pratica del lavoro in nero è rimasta più forte che pria.
Quest'anno sul serio c'è la crisi del turismo. Anche in Romagna. Perché c'è il vuoto nei portafogli degli italiani che vengono o che avrebbero voluto venire in vacanza da noi.
Il fatto strano è che la signora Michela "Sconfitta" Brambilla (come l'ho chiamata altra volta), vice ministro al turismo, non dica nulla della questione, e si occupi soltanto della chiusura della sua tivù personale.
Il 10 maggio scorso osservai: "Ma che governo interessato ai problemi economici, è mai questo, se "dimentica" il portafoglio al Turismo, una delle fonti della ricchezza nazionale, e ne fa semplicemente un sottosegretariato come al tempo in cui De Gasperi lo affidò al proprio cognato, che di cognome faceva Romani?".
Brambillamoderato
Il problema resta. Purtroppo nessuno ha voluto la Brambilla ministra, il Capo ha dovuto manifestarle riconoscenza, noi ci siamo beccati questo suo sottosegretariato che per lei è una bella patacca appuntata sul petto, e che per il Paese non significa nulla, stando a quello che sinora non si è visto fare da lei.
Un altro problema del turismo locale è che non basta una sola "notte rosa" per raddrizzare le sorti di un'economia. La si strombazza, quella "notte rosa", perché si deve gratificare chi l'ha ideata ed organizzata. Giusto. Ma poi si rincorre la cronaca con altre notti che non sono rosa ma nere.
Il tripudio delle autorità per i 40 fogli di via alle prostitute straniere allontanate da Rimini, è un discorso che nuoce all'immagine della città e della Riviera.
Lo si fa per accreditarne un volto di legalità, quando i problemi sono molto più complessi. Come recenti dichiarazioni del procuratore della Repubblica hanno messo in luce. Ci sono stati atti intimidatori contro un avvocato, a Riccione. Bisogna dimostrare che certe azioni qui non finiscono nel calderone del silenzio, è stato fatto capire senza mezzi termini.
Hanno organizzato vivaci cacce ai venditori abusivi, con multe salate agli incauti acquirenti. Hanno fuso tutto proprio sulla battigia, in uno spettacolo che produce un'immagine triste e svilita del nostro turismo. Mai si sono messe le mani su chi organizza il racket. Si accontentano i giornalisti a caccia di colore e gli operatori tivù senza fantasia. Ma non si pensa al "danno d'immagine". Rimini è soltanto questa cronaca giudiziaria?
Mescolare veloci notti rosa e persistenti notizie di nera, indica che non si è compreso che cosa sia il turismo. Non va nascosta la realtà, ma bisogna sapere attirare l'attenzione della potenziale clientela. Né Roma (con la Brambilla) né la Riviera hanno compreso che la crisi del settore si stava avvicinando. Qui a Rimini vogliono gettare altro cemento, questa volta ancora più in riva al mare. Sarebbe un atto di finale rovina per la nostra costa.
"La Riviera piange", scrive Maurizio Fico. Si allude alla Liguria. In Romagna, dove abito io, il pianto è un'abitudine che si tramanda nei secoli fedele, utile maschera per non pagare le tasse. Nel 1986 la rivista dell’Inps battezzava Rimini capitale italiana del "sommerso".
Oggi la parola "sommerso" non usa più. La pratica del lavoro in nero è rimasta più forte che pria.
Quest'anno sul serio c'è la crisi del turismo. Anche in Romagna. Perché c'è il vuoto nei portafogli degli italiani che vengono o che avrebbero voluto venire in vacanza da noi.
Il fatto strano è che la signora Michela "Sconfitta" Brambilla (come l'ho chiamata altra volta), vice ministro al turismo, non dica nulla della questione, e si occupi soltanto della chiusura della sua tivù personale.
Il 10 maggio scorso osservai: "Ma che governo interessato ai problemi economici, è mai questo, se "dimentica" il portafoglio al Turismo, una delle fonti della ricchezza nazionale, e ne fa semplicemente un sottosegretariato come al tempo in cui De Gasperi lo affidò al proprio cognato, che di cognome faceva Romani?".
Brambillamoderato
Il problema resta. Purtroppo nessuno ha voluto la Brambilla ministra, il Capo ha dovuto manifestarle riconoscenza, noi ci siamo beccati questo suo sottosegretariato che per lei è una bella patacca appuntata sul petto, e che per il Paese non significa nulla, stando a quello che sinora non si è visto fare da lei.
Un altro problema del turismo locale è che non basta una sola "notte rosa" per raddrizzare le sorti di un'economia. La si strombazza, quella "notte rosa", perché si deve gratificare chi l'ha ideata ed organizzata. Giusto. Ma poi si rincorre la cronaca con altre notti che non sono rosa ma nere.
Il tripudio delle autorità per i 40 fogli di via alle prostitute straniere allontanate da Rimini, è un discorso che nuoce all'immagine della città e della Riviera.
Lo si fa per accreditarne un volto di legalità, quando i problemi sono molto più complessi. Come recenti dichiarazioni del procuratore della Repubblica hanno messo in luce. Ci sono stati atti intimidatori contro un avvocato, a Riccione. Bisogna dimostrare che certe azioni qui non finiscono nel calderone del silenzio, è stato fatto capire senza mezzi termini.
Hanno organizzato vivaci cacce ai venditori abusivi, con multe salate agli incauti acquirenti. Hanno fuso tutto proprio sulla battigia, in uno spettacolo che produce un'immagine triste e svilita del nostro turismo. Mai si sono messe le mani su chi organizza il racket. Si accontentano i giornalisti a caccia di colore e gli operatori tivù senza fantasia. Ma non si pensa al "danno d'immagine". Rimini è soltanto questa cronaca giudiziaria?
Mescolare veloci notti rosa e persistenti notizie di nera, indica che non si è compreso che cosa sia il turismo. Non va nascosta la realtà, ma bisogna sapere attirare l'attenzione della potenziale clientela. Né Roma (con la Brambilla) né la Riviera hanno compreso che la crisi del settore si stava avvicinando. Qui a Rimini vogliono gettare altro cemento, questa volta ancora più in riva al mare. Sarebbe un atto di finale rovina per la nostra costa.
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