Abbiamo sempre di più due Paesi opposti fra loro. Quello ufficiale gestisce cerimonie, dibattiti, corti e cortesie. Quello reale va a catafascio, drammaticamente, su vari fronti. Dalle inondazioni alle corruzioni municipali, alle immondizie che sono lì, quasi fossero piovute improvvisamente dal cielo come minacciose meteoriti. Un fatto inatteso e non voluto.
Tra questi due Paesi la distanza aumenta ogni giorno. In mezzo, resta la pazienza di noi tutti. Che non possiamo far altro che leggere diagnosi giornalistiche spaventose.
Curzio Maltese su "Repubblica" oggi scrive: se per i padri la politica era impegno ed ideali, per i figli è in vendita a cinquemila euro. E cita il vecchio sindaco di Genova, Beppe Pericu, secondo cui "E' una storia di padri e figli e di mancata trasmissione di valori".
Ci diranno i sociologi se le colpe dei figli debbono ricadere sui padri.
Adesso ci accontenteremmo che i politici che appartengono alle aree degli antichi impegni e dei tramontati ideali, non facessero finta di non vedere.
Dice Maltese che i vecchi diessini oggi possono "liberamente odiarsi nel Pd".
Succede non soltanto a Genova, ma pure a Bologna, e chissà in quante altre illustri città. Di cui non si parla sui giornali forse per quella moda della politica "spettacolo" che impedisce una lettura critica delle singole realtà a livello di cronache nazionali.
Sono momenti cruciali per il Pd che sta perdendo ogni giorno di più la credibilità della sua missione, la generosità e la genialità del progetto prodiano.
Litigano tra loro i vecchi diessini, le volpi 'cattoliche' sperano di trarne vantaggio, ma nel gorgo della confusione corrono velocemente anche loro. Anche loro ne saranno travolte.
Anche perché dall'altra riva del Tevere sempre più stretto, ieri il papa ha benedetto le larghe intese fra destra e sinistra, dicendo di gioirne.
Ma questo significa soltanto che lo spazio di manovra dei "margheritini" d'antan, è nullo. O quasi.
La crisi del Pd e della sua componente cattolica, è confermata anche oggi da un nuovo intervento (giustissimo e condivisibile, per carità) del cardinal Bagnasco. Che nel sottolineare l'importanza del ruolo degli immigrati nella nostra società, svolge una funzione supplente sostituendosi all'opposizione di governo. Per cui la Chiesa si fa canto e controcanto, esulta di gioia e bacchetta il governo.
Tutto ciò, sia detto senza offesa e con il massimo rispetto, non s'adatta molto ad una concezione laica della vita politica.
Anche oggi il presidente Napolitano ha auspicato che si faccia "un largo accordo tra tutte le forze democratiche" per le riforme costituzionali.
La formula che ha usato, ci scusi il presidente, è quella dell'epoca in cui in parlamento le forze politiche si distinguevano fra "democratiche ed antifasciste" e le altre che tali non erano oppure non erano considerate tali.
L'augurio di Napolitano finisce per essere un richiamo retorico e vuoto di contenuto, nell'emergenza concreta di un'Italia che va in rovina, con i fiumi che straripano, la corruzione che dilaga anche là dove meno te l'aspettavi, e la minaccia di un colera-bis per la mondezza napoletana con l'arrivo del caldo.
Rifiuti, fiumi, onestà svanita non richiedono nulla dalla Costituzione, ma tutto dalla correttezza di chi governa ad ogni livello.
Il bravo prof. Renato Brunetta ha entusiasmato gli italiani annunciando di voler cacciare i fannulloni della pubblica amministrazione.
Appartengo ad una famiglia che da quattro generazioni ha lavorato nella pubblica amministrazione. Le frasi come quella di Brunetta le ho sempre quindi ascoltate attentamente. Non sono nuove queste parole del ministro berlusconiano dal dolce sorriso.
Noi abbiamo purtroppo un'Italia che è come la Lombardia di don Rodrigo, dove la gente è qualcuno purché abbia un padrone.
Signor Ministro lei non se ne è mai accorto, evidentemente.
I "protettori" contano, eccome. Soltanto quelli delle donnine però finiscono dentro. Gli altri fanno i loro comodi alla faccia di leggi, decreti e prediche.
Tra questi due Paesi la distanza aumenta ogni giorno. In mezzo, resta la pazienza di noi tutti. Che non possiamo far altro che leggere diagnosi giornalistiche spaventose.
Curzio Maltese su "Repubblica" oggi scrive: se per i padri la politica era impegno ed ideali, per i figli è in vendita a cinquemila euro. E cita il vecchio sindaco di Genova, Beppe Pericu, secondo cui "E' una storia di padri e figli e di mancata trasmissione di valori".
Ci diranno i sociologi se le colpe dei figli debbono ricadere sui padri.
Adesso ci accontenteremmo che i politici che appartengono alle aree degli antichi impegni e dei tramontati ideali, non facessero finta di non vedere.
Dice Maltese che i vecchi diessini oggi possono "liberamente odiarsi nel Pd".
Succede non soltanto a Genova, ma pure a Bologna, e chissà in quante altre illustri città. Di cui non si parla sui giornali forse per quella moda della politica "spettacolo" che impedisce una lettura critica delle singole realtà a livello di cronache nazionali.
Sono momenti cruciali per il Pd che sta perdendo ogni giorno di più la credibilità della sua missione, la generosità e la genialità del progetto prodiano.
Litigano tra loro i vecchi diessini, le volpi 'cattoliche' sperano di trarne vantaggio, ma nel gorgo della confusione corrono velocemente anche loro. Anche loro ne saranno travolte.
Anche perché dall'altra riva del Tevere sempre più stretto, ieri il papa ha benedetto le larghe intese fra destra e sinistra, dicendo di gioirne.
Ma questo significa soltanto che lo spazio di manovra dei "margheritini" d'antan, è nullo. O quasi.
La crisi del Pd e della sua componente cattolica, è confermata anche oggi da un nuovo intervento (giustissimo e condivisibile, per carità) del cardinal Bagnasco. Che nel sottolineare l'importanza del ruolo degli immigrati nella nostra società, svolge una funzione supplente sostituendosi all'opposizione di governo. Per cui la Chiesa si fa canto e controcanto, esulta di gioia e bacchetta il governo.
Tutto ciò, sia detto senza offesa e con il massimo rispetto, non s'adatta molto ad una concezione laica della vita politica.
Anche oggi il presidente Napolitano ha auspicato che si faccia "un largo accordo tra tutte le forze democratiche" per le riforme costituzionali.
La formula che ha usato, ci scusi il presidente, è quella dell'epoca in cui in parlamento le forze politiche si distinguevano fra "democratiche ed antifasciste" e le altre che tali non erano oppure non erano considerate tali.
L'augurio di Napolitano finisce per essere un richiamo retorico e vuoto di contenuto, nell'emergenza concreta di un'Italia che va in rovina, con i fiumi che straripano, la corruzione che dilaga anche là dove meno te l'aspettavi, e la minaccia di un colera-bis per la mondezza napoletana con l'arrivo del caldo.
Rifiuti, fiumi, onestà svanita non richiedono nulla dalla Costituzione, ma tutto dalla correttezza di chi governa ad ogni livello.
Il bravo prof. Renato Brunetta ha entusiasmato gli italiani annunciando di voler cacciare i fannulloni della pubblica amministrazione.
Appartengo ad una famiglia che da quattro generazioni ha lavorato nella pubblica amministrazione. Le frasi come quella di Brunetta le ho sempre quindi ascoltate attentamente. Non sono nuove queste parole del ministro berlusconiano dal dolce sorriso.
Noi abbiamo purtroppo un'Italia che è come la Lombardia di don Rodrigo, dove la gente è qualcuno purché abbia un padrone.
Signor Ministro lei non se ne è mai accorto, evidentemente.
I "protettori" contano, eccome. Soltanto quelli delle donnine però finiscono dentro. Gli altri fanno i loro comodi alla faccia di leggi, decreti e prediche.
[Anno III, post n. 159 (536), © by Antonio Montanari 2008]
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