Il trucco di Gustavo Selva
Gustavo Selva ha finto di star male ed ha chiesto un'ambulanza per poter arrivare in orario negli studi televisivi, dai quali poi illustrare agli spettatori le sue ben note tesi: che siamo un Paese in decadenza per colpa della Sinistra e di Prodi in particolare.
Prodi, ai suoi occhi, appare ben più pericoloso di qualsiasi marxista-leninista conservato in naftalina ed esposto nelle occasione solenni, come l'altro ieri a Roma per la visita di Bush, allo stesso modo delle reliquie nelle feste del Santo Patrono. Proprio mentre Selva fuggiva dalla folla, costretto dall'appuntamento televisivo.
Selva non ha fatto nulla di male. Tutti i politici si sentono superiori alla gente normale, e per dimostrarlo debbono pur far qualcosa di eccezionale veramente.
Non è da tutti usare un'ambulanza come un taxi per andare in tivù. Ma è soltanto ed esclusivamente dei politici cercare un alibi come ha fatto il parlamentare in questione: per il quale si è trattato soltanto di «un vecchio trucco da giornalista».
Dove si legge ben chiara la doppia intenzione di giustificare se stesso e di considerare la classe giornalistica peggiore di quella dei politici.
La sua sottile vendetta verso le critiche ricevute sta tutta lì, in quel sottinteso: «Sentite chi parla», rivolto ai colleghi giornalisti con un tono sorridente e dimesso che chiede solenne complicità e doverosa omertà.
A questo punto non è una questione politica o da denuncia penale come ha suggerito qualcuno, è soltanto un problema di buon gusto.
Quando le piccole virtù da antico galateo provinciale non bastano a reggere o giustificare le nostre azioni, si ricorre ai grandi sollievi del «così fan tutti». E se lo fanno «tutti», perché non farlo anche noi?
Di recente a difendere la famiglia cattolica sono scesi in piazza politici che di mogli ed amanti ne hanno più di una: loro diritto, per carità, ma non stiano a tormentare le persone perbene con inutili predicozzi oltretutto benedetti con l'acqua santa, a dimostrazione che il diavolo sa camuffarsi bene. Come ci dicevano i pii sacerdoti nella nostra infanzia.
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