Tutti contenti
A Rimini il costo della vita aumenta del 3,2% annuo contro l'1,5 nazionale. Non è un fatto nuovo. Città cara lo è sempre stata, sin dagli anni Sessanta.
Città ricca anche grazie ad un tipo di economia molto sommersa. Sulla quale si reggono le fortune di pochi. E dalla quale derivano i grattacapi di tanti. Cioè di quelli che ad esempio debbono pagare affitti elevati.
Città nella quale la speculazione edilizia è diventata un fenomeno politico incontrastato per un patto non tanto segreto di spartizione della torta. Per cui se qualcuno osa impostare una campagna giornalistica contro, ci rimette il posto.
È successo. Era prevedibile. Non ha turbato nessuno. Anzi. Immaginiamo i commenti. Hai visto quello venuto da fuori, chissà chi credeva di essere. E dietro sta un compromesso politico per nulla segreto, con due assessori all'edilizia defenestrati perché contrari al troppo cemento, e poi un bel risultato elettorale. Comunali 2006. Forza Italia perde il 52,13% dei voti, mentre AN sale del 16,26. Una fetta del Polo vota per il Centro-sinistra.
Segno che con la sua precedente amministrazione il Centro-destra (od almeno una sua parte) non se l'era poi passata così male. Luglio 2006. L’ex candidato sindaco del Polo decide di non votare contro la giunta ma di astenersi sulle linee programmatiche del governo cittadino. Inciucio o preveggenza?
Negli stessi giorni il presidente della Camera Bertinotti dice alla «Stampa»: «Le difficoltà si possono superare allargando la maggioranza di governo» con una discussione franca che «sotto traccia è già in corso». Il presidente del Senato Marini ricorre ad una contorta formula per invocare più confronto con l’opposizione e meno voti blindati per addivenire a scelte condivise.
A questo punto Rimini diventa una specie di simbolo del quadro politico nazionale. Sembra anticipare una condizione di un accordo nazionale bipartisan. Ma a spese di chi? Di chi deve subire il vertiginoso aumento del costo della vita, la gente delle classi non privilegiate, mentre aumenta la ricchezza di un ceto vasto, che è senza differenza politica perché il lusso non ha tessera di partito, omologa tutti tranne pochi critici guardati male e segnati a dito come pericolosi sovversivi.
A Rimini il costo della vita sale, ma tutti sono contenti. Perché? Facile, un supplemento economico di un quotidiano ha scritto che al mare le case rendono più che a Miami. Facciamo gli americani (come diceva la canzonetta di Renato Carosone) e non ce ne frega niente dei problemi sociali che il quadro dei costi eccessivi della città comporta per quasi tutti.
Città ricca anche grazie ad un tipo di economia molto sommersa. Sulla quale si reggono le fortune di pochi. E dalla quale derivano i grattacapi di tanti. Cioè di quelli che ad esempio debbono pagare affitti elevati.
Città nella quale la speculazione edilizia è diventata un fenomeno politico incontrastato per un patto non tanto segreto di spartizione della torta. Per cui se qualcuno osa impostare una campagna giornalistica contro, ci rimette il posto.
È successo. Era prevedibile. Non ha turbato nessuno. Anzi. Immaginiamo i commenti. Hai visto quello venuto da fuori, chissà chi credeva di essere. E dietro sta un compromesso politico per nulla segreto, con due assessori all'edilizia defenestrati perché contrari al troppo cemento, e poi un bel risultato elettorale. Comunali 2006. Forza Italia perde il 52,13% dei voti, mentre AN sale del 16,26. Una fetta del Polo vota per il Centro-sinistra.
Segno che con la sua precedente amministrazione il Centro-destra (od almeno una sua parte) non se l'era poi passata così male. Luglio 2006. L’ex candidato sindaco del Polo decide di non votare contro la giunta ma di astenersi sulle linee programmatiche del governo cittadino. Inciucio o preveggenza?
Negli stessi giorni il presidente della Camera Bertinotti dice alla «Stampa»: «Le difficoltà si possono superare allargando la maggioranza di governo» con una discussione franca che «sotto traccia è già in corso». Il presidente del Senato Marini ricorre ad una contorta formula per invocare più confronto con l’opposizione e meno voti blindati per addivenire a scelte condivise.
A questo punto Rimini diventa una specie di simbolo del quadro politico nazionale. Sembra anticipare una condizione di un accordo nazionale bipartisan. Ma a spese di chi? Di chi deve subire il vertiginoso aumento del costo della vita, la gente delle classi non privilegiate, mentre aumenta la ricchezza di un ceto vasto, che è senza differenza politica perché il lusso non ha tessera di partito, omologa tutti tranne pochi critici guardati male e segnati a dito come pericolosi sovversivi.
A Rimini il costo della vita sale, ma tutti sono contenti. Perché? Facile, un supplemento economico di un quotidiano ha scritto che al mare le case rendono più che a Miami. Facciamo gli americani (come diceva la canzonetta di Renato Carosone) e non ce ne frega niente dei problemi sociali che il quadro dei costi eccessivi della città comporta per quasi tutti.
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