Qui Parigi
In Francia durante una manifestazione studentesca contro il «Cpe» (contratto di primo impiego), è apparsa ad un semaforo di Bordeaux una ragazza vestita come la Marianna dipinta nel 1830 da Eugène Delacrois in un quadro famoso intitolato «La libertà che guida il popolo». Marianna è immagine della Repubblica per un decreto del 1792. Questa ragazza del 2006 che raccoglie nel suo abbigliamento ben 214 anni di Storia, si chiama Florence. Anche lei come la Marianna del 1830 (quando le tre giornate di luglio posero fine al potere assoluto di Carlo decimo), aveva in mano il tricolore. Consapevole di che cosa la sua presenza significasse, Florence ha detto: «La Marianna è da sempre il simbolo del popolo francese, dalla rivoluzione del 1789 alla liberazione di Parigi dai nazisti».
Le proteste contro il «Cpe» sono nate per iniziativa di un altro giovane di cui, come per Florence, conosciamo soltanto il nome: si tratta di Simon, ventiquattro anni, figlio di un allevatore di mucche e di una libraia che gestiva il negozio in un piccolo villaggio, l'unico del genere in un raggio di cento chilometri, come ha raccontato Anais Ginori su «Repubblica» di domenica 2 aprile 2006. Laureato in Scienze politiche nel 2002, due anni dopo Simon ha conseguito un master in Storia europea. Parla tre lingue. Lavora in un call center con contratti (rinnovabili) di cinque giorni. Suo nonno gli ha spedito i soldi per comprarsi un vestito nuovo. Se tutto va bene, guadagna 800 euro al mese. Vive in un monolocale di diciotto metri quadri con un amico, 280 euro d'affitto in due al mese, ovviamente in nero, e grazie ad un giro di amicizie. «Nessun proprietario di case fa contratti con gente come noi», sostiene: «E se hai bisogno di soldi nessuna banca ti farà mai credito. Te l'ho detto siamo invisibili». Stare in una periferia (in quelle banlieue che hanno preso fuoco sul finire dello scorso anno) fa spendere molto di più per i mezzi di trasporto.
Un'altra sua definizione: siamo la generazione dei lavoratori-kleenex, dal nome dei fazzoletti di carta, ovvero «usa e getta». Spiega: non facciamo un nuovo Sessantotto, siamo messi peggio dei nostri genitori anche se oggi come allora la classe dirigente «è completamente staccata dalla realtà e ci disprezza». Li accusano di difendere vecchi privilegi e di essere quindi dei conservatori. Simon nega e pensa di emigrare. Intanto arriveranno altri immigrati nelle banlieue, con altri problemi.
Le proteste contro il «Cpe» sono nate per iniziativa di un altro giovane di cui, come per Florence, conosciamo soltanto il nome: si tratta di Simon, ventiquattro anni, figlio di un allevatore di mucche e di una libraia che gestiva il negozio in un piccolo villaggio, l'unico del genere in un raggio di cento chilometri, come ha raccontato Anais Ginori su «Repubblica» di domenica 2 aprile 2006. Laureato in Scienze politiche nel 2002, due anni dopo Simon ha conseguito un master in Storia europea. Parla tre lingue. Lavora in un call center con contratti (rinnovabili) di cinque giorni. Suo nonno gli ha spedito i soldi per comprarsi un vestito nuovo. Se tutto va bene, guadagna 800 euro al mese. Vive in un monolocale di diciotto metri quadri con un amico, 280 euro d'affitto in due al mese, ovviamente in nero, e grazie ad un giro di amicizie. «Nessun proprietario di case fa contratti con gente come noi», sostiene: «E se hai bisogno di soldi nessuna banca ti farà mai credito. Te l'ho detto siamo invisibili». Stare in una periferia (in quelle banlieue che hanno preso fuoco sul finire dello scorso anno) fa spendere molto di più per i mezzi di trasporto.
Un'altra sua definizione: siamo la generazione dei lavoratori-kleenex, dal nome dei fazzoletti di carta, ovvero «usa e getta». Spiega: non facciamo un nuovo Sessantotto, siamo messi peggio dei nostri genitori anche se oggi come allora la classe dirigente «è completamente staccata dalla realtà e ci disprezza». Li accusano di difendere vecchi privilegi e di essere quindi dei conservatori. Simon nega e pensa di emigrare. Intanto arriveranno altri immigrati nelle banlieue, con altri problemi.
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