Assolse Galileo
«Il frate che assolse Galileo». Il titolo della mezza pagina della «Stampa» di stamane, nel ricordo di padre Enrico di Rovasenda, scomparso ieri a 101 anni, rimanda al 31 ottobre 1992, quando Giovanni Paolo II cancellò la condanna a Galileo, frutto (disse il papa) di «una tragica reciproca incomprensione» tra scienza e fede.
Riprendo la citazione dal bell'articolo di Alberto Mattioli, pubblicato a pagina 36.
Dalla Radio Vaticana, riporto la biografia del padre domenicano:
«Un testimone straordinario dell’apostolato intellettuale: è questo il tratto distintivo, nella sua lunga vita terrena, del domenicano Enrico di Rovasenda, spentosi stamani nel convento di Santa Maria di Castello, a Genova, all’età di 101 anni. Nato nel 1906 a Torino, a soli vent’anni si laurea in ingegneria nel capoluogo piemontese. Nel 1929 entra nell’Ordine dei Frati predicatori e inizia la formazione presso il convento di San Domenico a Chieri, fino all’ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1933. Amico fraterno di Piergiorgio Frassati, collabora con il futuro Papa Paolo VI, negli anni in cui Montini è assistente della FUCI, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Dopo la licenza e il dottorato in Teologia, studia filosofia a Parigi. Ritornato in Italia a metà degli anni Trenta, ben presto diventa punto di riferimento della cultura cattolica della città. Nel 1974, Papa Montini lo nomina direttore della cancelleria della Pontificia Accademia delle Scienze. Incarico confermato da Giovanni Paolo II, fino al compimento degli ottant’anni. Tuttora era membro onorario dell’Accademia. Dal 1977 al 1992 è anche assistente ecclesiastico prima del Movimento laureati di Azione Cattolica e poi del Movimento ecclesiale di impegno culturale. Da 15 anni si era ritirato nel convento di Santa Maria del Castello di Genova. Proprio qui, lunedì prossimo alle ore 11.30, saranno celebrati i suoi funerali. (A.G.)»
Il caso ha voluto che oggi pomeriggio, ripulendo un po' sedie e scrivanie, trovassi una pagina di «Repubblica» dello scorso 19 giugno. Titolo «I calcoli di Newton: l'apocalisse nel 2060». Sottotitolo: «Gerusalemme, in mostra inediti del grande scienziato su cabale e alchimia».
Alberto Stabile spiega che Newton non vedeva nessuna contraddizione fra scienza e fede. E che compose 15 pagine di quaderno sull'alchimia che all'epoca «godeva del prestigio di cui godono la fisica nucleare e l'ingegneria genetica messe insieme».
Ciò a dimostrazione che il cammino della scienza è molto lento e contorno. Non un piatto precotto di verità. Anzi ciò che oggi appare tale, domani potrà essere smentito da altre scoperte. Ecco perché la verità della scienza non è mai un dogma.
Contro il dogma dovette scontrarsi Galileo. Un pensiero di gratitudine, dunque, al domenicano padre Enrico di Rovasenda deceduto ieri, per la sentenza vaticana del 1992.
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