25 gennaio 2006

Rimini napoleonica

Alle pagine 40-41 del volume Rimini napoleonica, curato da Benedetto Benedetti, è inserito un mio «commento» sul clima storico cittadino fra 1796 e 1799.

Nel 1796 un po’ dovunque avvengono i «miracoli delle madonne». Quindi ne accadono anche a Rimini, città che non è mai stata seconda a nessuna in fatto di zelo e di fanatismi ideologici, forse per colpa del mal seme lasciato ab antiquo da Giulio Cesare nel suo veloce passaggio.
Come racconto più distesamente nel saggio sulla rivolta dei «marinai» del 1799, appena pubblicato presso gli Studi Romagnoli, il 19 luglio 1796 comincia l’Addolorata nel Borgo San Giuliano, che piange.
Il 20 muove gli occhi la Madonna conservata nell’oratorio di san Girolamo. Il 27 nella casa di Giuseppe Pari «detto Blablà», si verifica analogo episodio, con la stessa modalità delle lacrime che sgorgano dagli occhi della Vergine. Mentre il 29 il Crocefisso della Confraternita della Santa Croce apre «gli occhi e la bocca».

Nel 1796 c’è pure la caccia agli Ebrei. Il fatto si ripete nel 1799. Quando accorre a salvare la Patria in pericolo il «glorioso» Giuseppe Federici (oggi amato e venerato da certi cattolici reazionari molto potenti). Federici forse ricevette quel soprannome per essere un fanfarone e non un capo-popolo (anche se spesso le due caratteristiche si confondono, il che spiegherebbe tutto, di ieri e di oggi…). Federici è il tipico «pataca» riminese, deriso da Fellini in mille modi (ma nessuno qui in città lo vuol comprendere…). E frutto di qualche altro mal seme non sappiamo da chi lasciato, ma inequivocabilmente presente nel dna cittadino. Federici non salva nulla, interviene quando già gli Austriaci hanno fatto sentire odore di piombo. Non è lui a cacciare i francesi da Rimini.
Nel mio «commento» spiego il registro interpretativo di Zanotti che considera la plebe ribelle se saccheggia, e la approva se dà la caccia agli Ebrei (parlando di «Insorgenti»), con una schizofrenia stilistica che rivela quella ideologia di un perfetto reazionario che era e che nessun dotto contemporaneo consegnatario delle verità ufficiali ha mai analizzato.
Vedi qui il testo completo del mio «commento».